domenica 16 ottobre 2011

Ramzi Amri luminare della medicina? No, solo un cretino!

La tesi choc dell'oncologo di Harvard Ramzi Amir, («Il tipo di cancro che ha colpito Steve Jobs non era letale e se avesse seguito cure tradizionali invece che alternative il padre di Apple si sarebbe salvato») sta facendo da giorni il giro della rete. Ma l’italiano Filippo Cremonini, gastroenterologo al Beth Israel Deaconess Medical Center dell’Harvard Medical School non ci sta. «Mi sento in dovere di precisare, a titolo personale ma da componente della stessa organizzazione» spiega al Corriere.it, «che questo signor Ramdi Amri NON è "l'oncologo di Harvard" come hanno scritto i giornali ma un semplice 'Fullbright scholar' senza laurea in Medicina riconosciuta negli USA, in soggiorno temporaneo a Boston, e non sembra sia nemmeno un clinico. Insomma: persona giovane e scommetto brillante, ma praticamente uno studente in visita».

«Il signor o dottor Amri esprime un convincimento che può essere comune a colleghi gastroenterologi, chirurghi, internisti ed oncologi, e lo documenta. Ma in primis non ha la conoscenza diretta del caso Jobs, e poi si abbandona ad agghiaccianti semplificazioni. Una tentazione in cui uno che non ha esperienza clinica può facilmente cadere».

«E’ possibile che signor Amri subirà delle conseguenze disciplinari e forse persino legali di qualche tipo. La sua trovata rischia di far perdere importanti fondi per la ricerca all’università. Qui ci sacrifichiamo per evitare conflitti di interesse e pubblicità occulte a vario titolo che ci vengono proposte dal mondo extra-accademico. Tutto questo per contribuire a mantenere il nome di Harvard integro. La credibilità è tutto nell’Accademia. Prevedo nubi dense su questo giovane ricercatore, che, però se l'è un po’ andata a cercare».

Ma possibile che ci siano sempre dei cretini che tentano di speculare sui defunti? Ogni volta sempre la stessa storia con il medesimo triste risultato sanzioni monetarie e disciplinari pesantissime ma enorme fama che annulla gli svantaggi.


Ringrazio il Corriere.it

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